Juventus-Milan 0-0: rimpianti rossoneri e fischi bianconeri all’Allianz Stadium

I rimpianti del Milan e i fischi della Juventus accompagnano la fine di un big match che si chiude senza vincitori né vinti. L’esame da grandi finisce con un pareggio a reti inviolate che se da un lato non danneggia eccessivamente nessuna delle due squadre ai fini della classifica generale, dall’altra lascia l’amaro in bocca a entrambe le compagini per come si è sviluppata la partita nel corso dei novanta minuti. I rossoneri confermano la solidità difensiva ma sbagliano davvero molto, troppo sotto porta: un rigore con Pulisic che calcia malissimo e due gol praticamente fatti con Leao, specialmente il primo clamoroso a due passi da Di Gregorio con la porta spalancata. Rafa deve assolutamente ritrovare sé stesso e la condizione migliore, altrimenti merita di stare in panchina per lasciare spazio a chi ha più voglia. Allegri esce sostanzialmente indenne dal delicatissimo ritorno in quello che per otto stagioni fu casa sua e che lo ha emozionato per l’accoglienza calorosa ricevuta, ma deve abbandonare la vetta solitaria della classifica, oggi occupata da Napoli e Roma appaiate. Niente di drammatico naturalmente: siamo soltanto a ottobre e la stagione è ancora lunghissima con tante partite da giocare. Ma di certo il rammarico resta forte: se c’è una squadra che è andata davvero più vicino alla vittoria sul campo, quella era sicuramente la sua.

Juventus in crisi: quinto pareggio di fila e contestazione dello Stadium

I bianconeri infilano invece il quinto pareggio consecutivo fra campionato italiano e competizioni europee: non accadeva addirittura dal lontano 2006, con Fabio Capello seduto in panchina. Stavolta almeno non prendono gol dopo averne incassati ben 11 nelle ultime 7 partite giocate, ma non può certamente bastare questo dato a regalare un sorriso allo Stadium che accompagna l’uscita dal campo dei giocatori con una sonora bordata di fischi assolutamente meritati. Alla squadra di Igor Tudor continua a mancare un vero leader tecnico, un costruttore di gioco creativo, un Modric per intenderci e fare un esempio concreto. Un mucchio di palloni giocati all’indietro verso la difesa, a conferma lampante che le idee offensive sono davvero poche e confuse. Le vibrazioni positive di Conceicao e l’attacco deluxe a disposizione non sempre possono bastare per vincere le partite, se la palla gira poco e male a centrocampo. C’è sicuramente molto da lavorare durante la settimana. Per provare a interrompere la lunga sfilza di segni “X” consecutivi in tutte le competizioni, il tecnico bianconero stavolta aveva scelto strategicamente di affidarsi a David dal primo minuto: è il francese a vincere la cosiddetta «prova del nove», con Openda e Vlahovic che partono inizialmente dalla panchina a osservare i compagni. Non risulterà però una scelta vincente alla fine. Dusan, sogno proibito dell’estate milanista e soprattutto dello stesso Allegri che ci ha sperato concretamente fino alla fine di agosto per averlo, all’inizio deve restare a guardare dalla panchina i compagni. Come Leao, l’altro grande assente nella distinta ufficiale dei titolari, spedito da Allegri in panchina con una scelta forte dopo le ultime prestazioni opache.

Primo tempo tattico: poche emozioni e occasioni sprecate

Luci da luna park e fuochi d’artificio coreografici: lo Stadium si presenta vestito a festa come nelle grandi occasioni europee. Come nove mesi fa esatti, 18 gennaio scorso nell’ultimo incrocio stagionale, 2-0 per i bianconeri: di fatto, la stagione rossonera finì proprio lì con quella sconfitta pesante. Rispetto ad allora è però un Milan completamente diverso e rinnovato, specialmente a centrocampo con le stelle Modric e Rabiot che hanno cambiato volto alla mediana. A differenza di Max accolto calorosamente, per il francese Rabiot c’è sostanziale indifferenza da parte del pubblico: non ne risentirà particolarmente durante la gara. Una delle chiavi tattiche principali è l’incrocio diretto fra Conceicao e il giovane Bartesaghi classe 2005, che sbanda più volte in fase difensiva ma alla fine in qualche modo riesce a restare in piedi senza disastri. David invece continua ad arrancare vistosamente in attacco: o arriva sistematicamente tardi sui palloni o scivola perdendo l’equilibrio. Gimenez al contrario è prezioso: va vicinissimo al gol del vantaggio per ben due volte con conclusioni pericolose. Gara molto tattica e ritmo generalmente basso nel primo tempo con poche occasioni nitide. Maignan è semplicemente super sulla conclusione ravvicinata di Gatti: una parata da Mike dei tempi migliori, respinta da due passi con i riflessi del felino. Resta la chance migliore creata dalla Juventus nella prima frazione di gioco.

Ripresa: rigore sbagliato e occasioni sprecate dal Milan

Poi arriva l’occasione che potrebbe davvero cambiare completamente la serata e indirizzare il risultato finale. Succede a inizio ripresa, molto più elettrica e movimentata rispetto al sonnolento primo tempo: Gimenez viene nettamente abbattuto in area da Kelly, rigore sacrosanto fischiato dall’arbitro, ma Pulisic calcia inspiegabilmente in curva sprecando tutto. Un tiraccio imbarazzante che fa letteralmente disperare Max in panchina. Da inizio 2024 il Milan ha clamorosamente sbagliato 7 dei 13 rigori calciati in serie A, pari al 54% delle conclusioni dal dischetto: record negativo assoluto in tutta Europa tra i top club. Dentro Loftus-Cheek, Nkunku e Leao per dare maggiore spinta offensiva, poi anche Vlahovic e Openda nel forcing finale. Sembra davvero possa accadere di tutto da un momento all’altro, invece non accade sostanzialmente niente di rilevante, anche perché l’ultima palla buonissima capita proprio a Rafa al 90′ minuto, ma il suo tiro risulta molle e telefonato. Gli appassionati che vogliono approfondire analisi e statistiche complete possono visitare https://www.tikitaka-italia.com/ per contenuti esclusivi sul campionato italiano. La Juventus esce dal campo fra i fischi sonori del proprio pubblico deluso e le trattative societarie continuano a tenere banco, come testimonia la situazione del Brescia con Cellino che dimostra quanto il calcio italiano sia in continua evoluzione anche ai vertici dirigenziali. Ma i rimpianti maggiori alla fine sono sicuramente del Milan che ha sprecato troppo e poteva portare a casa l’intera posta in palio.